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lunedì 7 dicembre 2009

Napoli di contraddizioni


Al ritorno da Napoli la sensazione è sempre la stessa.
Mi porto dentro il suo "essere speciale", per il mix di bellezze architettoniche e paesaggistiche e di quello spirito tutto partenopeo dell'arte di arrangiarsi e dell'ammuina, della confusione, che non lascia mai indifferenti.
Ma anche le sue contraddizioni, forti e non paragonabili alle altre metropoli del bel paese.
Le contraddizioni che riassumo nel percorso tra Pallonetto Santa Lucia e quel centinaio di metri spettacolari tra la galleria, teatro S. Carlo, piazza Plebiscito ed il lungomare nord.
Si passa dalla realtà del quartiere S. Lucia, con vicoli strettissimi e alti palazzi centenari, dove si vive quotidianamente a gomito, e attraverso una strada tortuosa ed in forte discesa, quasi una trottola, ci si ritrova in uno degli scenari più straordinari e pittoreschi del mondo (e non sono io a definirli tali, ma appunto il mondo intero che ce li invidia).
E, ci tengo a precisarlo, non parlo di luoghi comuni, è la realtà che trasuda da ogni angolo della città.
Palazzi magnifici ovunque, sontuosi, ma in condizioni di assoluto abbandono, aree in cui c'è presenza capillare e continua di forze dell'ordine, come piazza Garibaldi, ma dove comunque c'è così tanta tolleranza da consentire a chiunque di fare il proprio comodo, dai commercianti abusivi, ormai quasi esclusivamente extracomunitari, ai soliti noti dei tre campanellini o delle tre carte.
Città di turismo, con frotte di visitatori da ogni dove, soprattutto in questo periodo natalizio, senza però alcuna struttura informativa disponibile, neanche per quanto concerne il trasporto urbano. Città che va visitata senza pregiudizi, ma, paradossalmente, con tutte le precauzioni del caso.